Come deve ripartire l’Inter dopo la sconfitta in finale di Champions League?
La sconfitta in finale di Champions League contro il Paris Saint Germain è un colpo amaro, che lascia un retrogusto di delusione e domande irrisolte. Tuttavia, per l’Inter, questo non è un punto d’arrivo, ma piuttosto uno stimolo per una rinascita profonda. Per ripartire con slancio, il club nerazzurro dovrà agire su più fronti, con lucidità e determinazione. E Simone Inzaghi deve rimanere o andare via? Andiamo ad analizzare gli argomenti a favore della permanenza del tecnico piacentino e quelli contro, vedendo chi possono essere i suoi sostituti ideali in caso di addio.
COSA DEVE FARE LA DIRIGENZA

Analisi e Strategia: Il Momento della Riflessione
Il primo passo fondamentale è un’analisi onesta e approfondita di quanto accaduto. Nonostante il dolore della sconfitta, è cruciale riconoscere il percorso straordinario che ha portato l’Inter a raggiungere per la seconda volta in tre anni la finale di Champions. Questo dimostra che la squadra ha le basi per competere ai massimi livelli, ma anche che c’è un divario da colmare con le élite europee, come il PSG ha impietosamente dimostrato.
La dirigenza dovrà sedersi a un tavolo con l’allenatore, Simone Inzaghi, che ha ancora un anno di contratto. È un confronto necessario per allineare le visioni: quali sono le garanzie sul mercato che cerca? Qual è il suo progetto per il futuro? Nonostante le voci e l’interesse dall’Arabia Saudita, la fiducia della società è stata ribadita. Questa discussione dovrà sfociare in un piano tattico più evoluto, capace di superare le lacune emerse in finale, specialmente in termini di intensità e solidità fisica.
Il Mercato: Ringiovanire e Rinnovare
Il fulcro della ripartenza sarà il mercato. L’età media elevata della rosa (attualmente 29.6 anni) è un campanello d’allarme che i nuovi proprietari, Oaktree, hanno recepito. L’obiettivo è chiaro: ringiovanire la squadra, investendo su “profili più giovani che rappresentino un vero asset”. Questo significa che diversi volti noti, ormai avanti con l’età e con contratti onerosi, potrebbero lasciare il club, aprendo la strada a forze fresche.
Parallelamente, sarà essenziale blindare i pilastri portanti dell’Inter: Lautaro Martinez, Nicolò Barella e Alessandro Bastoni. La loro permanenza è la garanzia di una base solida su cui costruire il futuro. Le trattative per il rinnovo, come quella di Barella che si dice sia vicina, sono un segnale positivo. Il club dovrà identificare con precisione i ruoli da rinforzare, con un occhio di riguardo alla porta, e muoversi con intelligenza per sostituire chi partirà, liberando spazio salariale e risorse economiche preziose. Le cessioni di giocatori come Arnautovic e Correa sono già nell’aria, e potrebbero contribuire a finanziare nuovi innesti. In tal senso si è già lavorato con gli acquisti di Sucic e Luis Henrique.
La Mentalità: Trasformare la Delusione in Forza
Una sconfitta così bruciante lascia il segno, ma l’Inter dovrà dimostrare di avere la forza mentale per rialzarsi. La delusione, come quella espressa da Nicolò Barella dopo la partita, è palpabile, ma deve essere trasformata in orgoglio e motivazione. Sarà fondamentale un lavoro psicologico per convertire l’amarezza in energia propulsiva per la prossima stagione.
La Visione a Lungo Termine: Costruire un Nuovo Ciclo
L’obiettivo ultimo è la costruzione di un nuovo ciclo. Questo significa non solo acquisti mirati, ma anche un’evoluzione tattica e una mentalità vincente che permetta all’Inter di essere costantemente competitiva sia in Italia che in Europa. La partecipazione al Mondiale per Club potrebbe essere un’importante vetrina per testare i primi cambiamenti e dare una scossa alla squadra, proiettandola verso nuovi orizzonti.
BISOGNA RIPARTIRE DA SIMONE INZAGHI?

La questione se Simone Inzaghi sia la persona giusta per guidare l’Inter dopo la bruciante sconfitta in finale di Champions League è un nodo cruciale, un interrogativo che divide e che attende una risposta chiara. Non è una scelta semplice, perché il suo percorso è costellato sia di successi innegabili che di ombre recenti.
I Motivi per Credere Ancora in Inzaghi
D’altro canto, i numeri di Inzaghi parlano chiaro. Ha portato l’Inter a raggiungere per due volte la finale di Champions League in soli tre anni, un traguardo storico e tutt’altro che scontato. Questo dimostra una capacità di elevare il livello della squadra in Europa, superando ostacoli complessi e dimostrando una chiara visione tattica in un contesto internazionale. A ciò si aggiungono i successi in patria: uno Scudetto, diverse Coppe Italia e Supercoppe Italiane, che attestano una costante competitività sul suolo nazionale.
Molti giocatori sotto la sua guida hanno conosciuto un periodo di fioritura, esprimendo un calcio brillante e spesso spettacolare. Inzaghi ha dimostrato di conoscere a fondo l’ambiente nerazzurro, i suoi meccanismi e le sue dinamiche, un fattore di stabilità non indifferente. Il suo contratto in essere fino al 2026 è un ulteriore elemento a favore della continuità, evitando costi e periodi di adattamento legati a un nuovo tecnico.
Le Ombre e i Dubbi Post-Finale
Tuttavia, la sconfitta per 5-0 in finale di Champions League contro il PSG ha lasciato cicatrici profonde e sollevato domande scomode. Una disfatta così netta in una partita di tale importanza fa sorgere interrogativi sulla sua capacità di preparare e motivare la squadra per appuntamenti di altissimo livello, e sulla gestione della pressione in contesti così incandescenti. La differenza fisica e di intensità con l’avversario è stata palese, mettendo in discussione l’adeguatezza della preparazione.
Ci sono state critiche, seppur episodiche, sulla sua gestione di alcune partite chiave e sulla scelta dei cambi in momenti cruciali. E sebbene abbia raggiunto le finali, la maniera in cui sono state affrontate e perse può far sorgere il dubbio che manchi ancora qualcosa in termini di “mentalità vincente” e concretezza per alzare il trofeo più ambito.
Infine, le recenti voci su un’offerta dall’Arabia Saudita e le sue dichiarazioni post-partita, inizialmente ambigue sul futuro, hanno alimentato un alone di incertezza, suggerendo che forse anche da parte sua non vi sia una totale e incondizionata convinzione nel proseguire l’avventura nerazzurra.
La Scelta Finale: Un Confronto Decisivo
La decisione definitiva su Simone Inzaghi dipenderà interamente da un confronto franco e costruttivo con la dirigenza. Se Inzaghi dimostrerà di aver assimilato le lezioni della finale, di avere idee chiare per il rinnovamento tattico e generazionale della squadra, e di essere profondamente motivato a sposare il progetto Inter a lungo termine, allora la sua permanenza sarebbe un segnale di continuità e fiducia.
Al contrario, se dovessero emergere incertezze da entrambe le parti, o se la dirigenza non fosse convinta della sua visione per il futuro, un cambio di rotta potrebbe essere inevitabile, nonostante i successi passati. La scelta su Inzaghi non è solo una questione di tecnica, ma un segnale forte su come l’Inter intende affrontare le sfide future dopo questa stagione.
DA CHI RIPARTIRE IN CASO DI ADDIO A INZAGHI?

Parlare di un “sostituto ideale” è sempre complesso nel calcio, perché ogni allenatore ha la sua filosofia, il suo stile e la sua personalità, e ciò che funziona per una squadra potrebbe non essere adatto a un’altra. L’Inter, in caso di addio a Inzaghi, cercherebbe probabilmente un profilo che risponda a determinate esigenze:
- Capacità di innovazione tattica: Dopo una sconfitta così pesante, l’Inter potrebbe cercare un tecnico in grado di portare nuove idee e un calcio più moderno ed efficace, specialmente a livello europeo.
- Valorizzazione dei giovani: L’intenzione di Oaktree è quella di ringiovanire la rosa. Serve un allenatore che abbia dimostrato di saper lavorare con i talenti emergenti e di integrarli al meglio in prima squadra.
- Mentalità vincente e resilienza: Un tecnico che sappia instillare una mentalità forte, capace di non crollare sotto pressione e di reagire alle avversità.
- Compatibilità con la dirigenza: Marotta e Ausilio hanno una chiara visione gestionale. Il nuovo allenatore dovrebbe essere in sintonia con le strategie del club, specialmente in termini di mercato sostenibile.
Ecco alcuni dei nomi che circolano e le loro caratteristiche, considerando il panorama attuale:
I Profili Più “Caldi” e le Loro Caratteristiche
- Cesc Fàbregas:
- Perché sì: È il nome che sta prendendo più piede nelle ultime ore e sembra essere la prima scelta della dirigenza interista. Ha guidato il Como in modo eccellente, ottenendo risultati significativi e dimostrando una chiara idea di calcio. È giovane, ha una mentalità internazionale da ex calciatore di alto livello e viene già accostato a un “nuovo Guardiola” per le sue idee innovative. Conosce l’ambiente del calcio italiano e potrebbe portare freschezza e nuove energie.
- Perché no: La sua esperienza come allenatore è ancora limitata. Passare da una neopromossa a una grande piazza come l’Inter, con le pressioni che ne derivano e l’obbligo di vincere, sarebbe un salto enorme.
- Roberto De Zerbi:
- Perché sì: Il suo “calcio propositivo” e la sua capacità di valorizzare i giovani sono ormai riconosciuti a livello internazionale (come dimostrato al Brighton e ora al Marsiglia). Porterebbe un’identità di gioco forte e innovativa, molto apprezzata per la sua ricerca del dominio del gioco.
- Perché no: Le sue richieste a livello di mercato e la sua personalità decisa potrebbero non sempre conciliarsi con le politiche di un club strutturato come l’Inter, che deve mantenere un certo equilibrio economico. Inoltre, i suoi rapporti con il Marsiglia sono stati tesi, ma questo potrebbe anche facilitare un eventuale addio.
- Thiago Motta:
- Perché sì: Ex nerazzurro, ha dimostrato al Bologna di essere un allenatore con idee tattiche chiare e moderne, capace di far giocare bene le sue squadre e di ottenere risultati sorprendenti. Ha un calcio aggressivo e propositivo, con una grande attenzione alla fase di non possesso. Ha dimostrato di saper valorizzare giocatori anche non di primissimo piano.
- Perché no: Le voci lo vedono già avanti con l’Atalanta per il dopo Gasperini. Inoltre, alcune sue scelte tattiche o la sua personalità potrebbero non sposarsi perfettamente con la grande piazza interista, che a volte richiede un approccio più “morbido” nella gestione della pressione.
Altri Nomi Possibili
- Cristian Chivu: Ex Inter, ha fatto un buon percorso nelle giovanili nerazzurre (Primavera). Conosce a menadito l’ambiente e la mentalità del club, il che potrebbe facilitare l’integrazione. Rappresenterebbe una soluzione “interna” e di continuità, ma anche per lui sarebbe il primo banco di prova a livello di Serie A.
- Patrick Vieira: Un altro ex nerazzurro, ha avuto esperienze in Ligue 1 (Nizza) e Premier League (Crystal Palace), oltre a una breve parentesi al Genoa. Ha una buona esperienza internazionale e un carattere forte, ma il suo nome non sembra essere tra i primissimi della lista al momento.
- Raffaele Palladino: Dopo aver lasciato la Fiorentina, potrebbe essere un profilo interessante. Ha dimostrato di saper ottenere il massimo da squadre meno blasonate, ma come per Fàbregas e Chivu, il salto in una big sarebbe significativo.
