Analisi della punizione del Nardò contro la Nocerina

Negli ultimi anni uno degli aspetti su cui gli allenatori insistono maggiormente in allenamento sono i calci piazzati. Le situazioni di palla inattiva infatti sono quelle in cui i valori in campo si assottigliano maggiormente e anche le squadre meno forti possono prendersi un vantaggio nel caso in cui riescono a mettere in atto gli schemi provati in allenamento.

Si può dire che mediamente una squadra mette a segno circa 15 reti a stagione grazie ai calci piazzati, arrivando anche al 30% dei gol segnati.

In un calcio sempre più fisico e giocato a ritmi veloci, la possibilità di far ripartire l’azione da fermi in zona offensiva offre la possibilità di sfruttare posizionamenti e blocchi e, quanto meno in quella specifica azione, ridurre al minimo il gap tecnico e atletico tra i giocatori.

Sta prendendo sempre più piede nelle squadre di vertice la figura del preparatore specifico per i calci piazzati.

Uno dei primi ad inserire questa figura nel suo staff è stato Jurgen Klopp al Liverpool, che ultimamente ha voluto addirittura anche il danese Thomas Gronnemark come allenatore specifico per le rimesse laterali.

In Italia emerge la figura di Gianni Vio, ex bancario specializzatosi sugli studi dei calci piazzati, che ha lavorato con Walter Zenga, Vincenzo Montella e Leonardo Semplici fino ad arrivare alla Nazionale di Roberto Mancini, vincendo gli europei del 2021. Vio ha sviluppato un’infinità di schemi su calci piazzati (oltre 4400) da cui attingere in base alle caratteristiche dei propri giocatori e degli avversari.

Sui calci di punizione si apre un ventaglio enorme di differenti soluzioni, sia offensive che difensive. Le ultime modifiche regolamentari impongono agli avversari di mantenersi a distanza anche dai giocatori posizionati in barriera: fino alla stagione 2020/2021 era comune vedere mischiarsi i giocatori delle due squadre in barriera: gli attaccanti avevano il duplice scopo di ostruire al massimo la visuale del portiere, in maniera che non potesse vedere la traiettoria del tiro fino all’ultimo momento e di prendere spazio rispetto agli avversari in maniera che togliendosi all’ultimo momento causassero dei “buchi” in barriera. Un esempio famoso fu quello di Plasmati che, quando militava nelle file del Catania, arrivò addirittura ad abbassarsi i pantaloncini in barriera. Oggi non si vedono più queste mischie ma non è raro vedere i giocatori disporsi su più “linee di barriera” per ottenere lo stesso scopo.

Attuando ciò che dice il regolamento, è stato interessante vedere quanto è successo oggi nell’incontro valevole per la 12esima giornata del campionato di Serie D girone H tra Nardò e Nocerina. Se volete capire di cosa sto parlando, portate il filmato, che trovate a fine articolo, al minuto 2:15. Si può vedere come la squadra allenata da Nicola Ragno (il Nardò), secondo il mio modesto parere uno dei tecnici più bravi di questa categoria, sul punteggio di 2-2 ha adottato su un calcio di punizione a favore, una soluzione che prevedeva 6 uomini disposti su due linee da 3, tutti con i gomiti aperti e con le mani sulla nuca, per cercare di infastidire la visuale del portiere ospite. L’esperimento non ha dato l’esito sperato, perchè quando si adottano queste soluzioni, a far la differenza è sempre la qualità balistica del calciatore che calcia la punizione, ma come tutte le soluzioni che vengono proposte, bisogna valutarne vantaggi e svantaggi.

Tra i vantaggi c’è senza dubbio il fatto che una situazione del genere renda più complicato l’intervento del portiere. Di contro, però, c’è il rischio di poter subire una ripartenza quasi in campo aperto, nel caso il tiro venga respinto dalla barriera. Una situazione di gioco favorevole poichè si trova a 70 metri dalla nostra porta, qundi rischia di poter diventare un potenziale pericolo a 70 metri dalla nostra porta, visto che per l’esecuzione di questo calcio di punizione vengono impegnati in totale 8 uomini tra contro-barriera, calciante e uomo al limite dell’area, lasciando dietro in marcatura preventiva solo 2 giocatori di movimento più il portiere. Basta che il tiro venga respinto dalla barriera e che il rimpallo successivo sia sfavorevole (eh si, bisogna pensare anche a questo nel calcio!) che la squadra avversaria può ritrovarsi con una ripartenza in campo aperto e nel poterla gestire inoltre in una situazione di superiorità numerica. Collegandoci poi a un fatto prettamente numerico, bisogna considerare che nell’ultima stagione di serie A, sono state convertite in gol solo circa l’8% delle punizioni totali che sono state calciate direttamente in porta: una percentuale di realizzazione molto bassa, in linea però con la media generale dei maggiori campionati europei. E abbiamo visto come è andata a finire anche in questa situazione…

La cosa più affascinante è che si possono ricavare spunti anche dai campionati interregionali e non solo dai campionati professionistici, segno di quanto il calcio sia ormai globale. A tutte le latitudini e a tutti i livelli, si possono trovare nuove soluzioni.

TeleSveva è un’emittente televisiva pugliese che trasmette ogni domenica gli highlights delle partite del campionato di serie D girone H.