La storia di Vito Chimenti
Ripercorriamo le principali tappe della carriera di Vito Chimenti, icona del calcio meridionale.
LA CARRIERA DA CALCIATORE
Nato a Bari nel 1953, Chimenti ha giocato in Serie A, B e C con Pistoiese, Catanzaro, Palermo (29 reti in due stagioni), Taranto, Salernitana e Lecco. Dopo gli inizi nella società dilettante della Edilsport Altamura, Vito, zio di Antonio Chimenti, ex portiere di Juventus e Roma, viene ingaggiato dal Matera con i quali esordì in serie C nel 1972 e sempre con la squadra lucana vinse il suo girone di serie D 1975-1976. Nel 1977 fu acquistato dal Palermo e al club rosanero è legato il suo periodo di maggior successo: mise infatti a segno 29 reti in 74 partite segnando un gol nella finale di Coppa Italia persa a Napoli per 2-1 contro la Juventus. Chimenti in quell’incontro esce durante l’intervallo a causa di un infortunio ad un ginocchio procuratogli da Antonio Cabrini. Dopo l’addio al Palermo, fece il suo esordio in serie A a Catanzaro, segnando un solo gol e passò successivamente alla Pistoiese, dove nella stagione 1980-1981 realizza 9 reti, diventando il miglior cannoniere della Pistoiese in Serie A, essendo stata quella l’unica stagione del sodalizio arancione nella massima serie. Chiude la sua esperienza triennale in serie A all’Avellino, dove realizza tre reti. Sceglie quindi di scendere di categoria nelle file del Taranto dapprima in Serie C1, dove è capocannoniere del torneo nella stagione 1982-1983 con 13 reti, e successivamente in Serie B, dove resta fino al 1985, quando subisce una squalifica di 5 anni per il caso Padova e termina l’attività agonistica. Il suo bilancio nelle tre stagioni in maglia rossoblù terminerà con 22 gol in 83 partite.
LA CARRIERA DA ALLENATORE
Vito Chimenti è stato sia allenatore in seconda che allenatore del Matera. Ha lavorato anche nello staff tecnico del Messina, del Lanciano, della Virtus Casarano, del Rimini e del Foggia. La carriera da primo allenatore cominciò nella stagione 1991-92, quando all’inizio del girone di ritorno subentrò a Ernesto Rago sulla panchina dell’Avigliano, squadra militante nel girone I del Campionato Interregionale (l’attuale Serie D). L’esordio fu dolce-amaro: nella gara con il Bitonto l’Avigliano, in lotta per la salvezza, si impose per 1-0, ma su ricorso della squadra pugliese il risultato fu tramutato in 0-2 a tavolino a causa della presenza nell’Avigliano di un calciatore squalificato. Con un gran recupero nel corso del girone di ritorno l’Avigliano riuscì a conquistare una difficile salvezza (quell’anno per la riforma del campionato erano previste 5 retrocessioni nei campionati regionali), tuttavia nella stagione successiva Chimenti lasciò la panchina della squadra lucana, curiosamente sostituito da Gaetano Montenegro, che con Chimenti aveva formato la coppia di attacco nel Palermo nel campionato di serie B del 1978-79. Nel novembre 2009 diventa vice di Gianluca Grassadonia alla guida della Salernitana, quindi successivamente diviene collaboratore tecnico della stessa. Nel 2011 torna al Messina dove ricopre il ruolo di collaboratore tecnico. Vito però è a Matera che si sente a casa e decide di ritornare nella città che lo ha lanciato nel calcio professionistico dedicandosi al settore giovanile. In questi anni ricopre l’incarico di allenatore delle formazioni Giovanissimi e Allievi dell’Invicta Matera, ottenendo risultati lusinghieri sin dalla prima stagione sotto la sua gestione tecnica, conseguendo in entrambe le categorie giovanili il titolo di campione regionale e raggiungendo la fase degli spareggi interregionali. Nel 2021 entra nello staff tecnico del Pomarico, Eccellenza Basilicata, come tecnico della formazione Under-19. Nella stagione successiva viene confermato nel ruolo, aggiungendo il compito di preparatore dei portieri, fino alla sua scomparsa.
CARATTERISTICHE TECNICHE
Di corporatura tozza ma agile, fu un attaccante affidabile e dalla buona media realizzativa. Due furono le qualità peculiari di Vito: era un combattente indomito ed era famoso per la bicicletta, un disegno magistrale attraverso il quale riusciva a saltare l’avversario facendogli passare la palla sopra la testa dopo averla sollevata da terra. Un movimento eseguito perfettamente, successivamente riprodotto anche da campioni di fama internazionale come l’argentino Osvaldo Ardiles, che la effettuò nel celebre film «Fuga per la vittoria»