La fatal Verona per il Napoli
La prestazione della squadra di Conte al Bentegodi è figlia di diverse dinamiche, ma è una disfatta innanzitutto progettuale, o quantomeno segna il fallimento di quanto fatto finora.
La prestazione offerta dai partenopei al Bentegodi non può che essere classificata come un disastro.
A Verona il tecnico partenopeo ha presentato il suo classico 3-4-2-1 come sistema di partenza. Con Di Lorenzo braccetto e Mazzocchi quinto a destra, con Rrahmani e Juan Jesus a completare la difesa. Con Lobotka e Anguissa a centrocampo, con Spinazzola unica novità sull’out di sinistra. E con Kvara e Politano esterni d’attacco ai lati di Simeone. Nel primo tempo il Napoli ha mostrato qualcosa di nuovo rispetto a quanto ci si poteva attendere da Conte. L’allenatore infatti ha in effetti presentato un modo di attaccare diverso da quello schematico, quasi robotico, al quale eravamo abituati nelle sue precedenti esperienze in panchina. Gli spunti tattici sono gli stessi intravisti durante Napoli-Modena: fase offensiva che prevedeva interscambi continui tra Di Lorenzo, Politano e Mazzocchi ed esterni d’attacco che di frequente venivano a giocare dentro il campo, a volte anche più stretti rispetto ai quinti di centrocampo.
Nello screen in alto, vediamo Di Lorenzo in posizione di laterale a tutta fascia, Mazzocchi e Spinazzola più avanzati rispetto a Kvara e Politano; stessa dinamica nel frame sopra, con Politano sottopunta e Kvara mezzala in fase di impostazione.
In particolare si vedevano a destra delle rotazioni che coinvolgevano Di Lorenzo, Mazzocchi e Politano mentre a sinistra c’era un Kvaratskhelia che, partendo dalla posizione di trequartista, veniva ad associarsi anche sul lato destro del campo.
Proprio il sovraccarico di quella zona è stata, nel primo tempo, l’arma tattica che il Napoli ha messo in pratica per cercare di scardinare il dispositivo difensivo del Verona.
Verona che, da parte sua, il nuovo tecnico Paolo Zanetti ha organizzato in maniera magistrale, sfruttando al meglio gli uomini messi a disposizione dal lavoro di scouting del direttore sportivo Sean Sogliano. Per affrontare il Napoli dunque Zanetti ha schierato a specchio i gialloblù, predisponendo una linea difensiva a cinque con Jackson Tchatchoua e Darko Lazović ai lati dei tre centrali Paweł Dawidowicz, Diego Coppola e Martin Frese. Davanti a loro operava, in fase difensiva, una mediana composta dai due interni Ondrej Duda e Suat Serdar, coadiuvati dai rientri nei mezzi spazi dei due trequartisti posizionati dietro Casper Tengstedt, cioè Grīgorīs Kastanos e Dailon Livramento.
Il Verona, si vede chiaramente dai frame in alto, ha risposto in modo difensivo ma non speculativo (baricentro di 44.19m nel primo tempo). Blocco compatto nella sua metà campo in fase di difesa posizionale, quando il Napoli riusciva a superare la prima linea di pressione, ma poi anche marcature uomo su uomo e pressing aggressivo sulla prima costruzione. Prima costruzione che, va detto, è risultata quasi sempre lenta e priva di reali sbocchi in verticale.
Il concetto chiave è che con questa manovra lenta è facilissimo difendere contro il Napoli: basta raddoppiare su Kvaratskhelia, basta coprire bene i giochi a tre sulla fascia destra e il più è fatto. Non a caso le uniche occasioni pulite costruite dalla squadra di Conte sono arrivate quando si è visto qualcosa di diverso come l’inserimento e il rimorchio dei centrocampisti Anguissa e Lobotka. Il Napoli paga completamente l’assenza di un attaccante che sappia dare profondità o che crei spazio ai suoi compagni e anche la scelta di Conte di preferire Simeone dall’inizio (1 solo pallone toccato in tutta la partita) a Raspadori non ha aiutato.
A funzionare, nel primo tempo del Napoli, era dunque soltanto la fase difensiva. Il Verona in effetti, come notato da Conte nel dopo partita, non creava nulla (grazie anche alla buona riaggressione dei partenopei), ma nemmeno soffriva.
Nel secondo tempo invece i veronesi alzavano la loro pressione, finendo per mettere in difficoltà il possesso napoletano e diventando sempre più pericolosi ogni volta che riconquistavano palla.
Non a caso, le due reti che decidevano l’incontro (la terza arrivava infatti in pieno recupero, a gara già compromessa) venivano da palloni conquistati dai gialloblù, abili a trasformarli in transizioni rapide e letali.
Il contropiede dal quale scaturisce il gol veronese di Livramento. Il Napoli perde le coperture preventive e si trova sbilanciato.
E così, la prima di Conte col Napoli è risultata essere un fiasco. Ma la cosa più preoccupante, al di là dei modi con cui è maturata una sconfitta pesante, viene dal fatto che Conte sembra sempre più sul punto di esplodere per un mercato non di suo gradimento.
Da parte sua la società, nella figura del nuovo direttore Giovanni Manna, non riprende il tecnico per le sue esternazioni, preferendo invece dargli ragione quando questo parla di mercato bloccato.
Conte a Napoli si gioca molto e sa bene che il lavoro da fare sulla squadra non sarà soltanto tecnico e tattico, ma anche mentale a prescindere dalla chiusura delle trattative Lukaku e Osimhen.