Cosa ci dice l’Italia Under 17 campione d’Europa
Da Malta a Cipro, dal Portogallo al Portogallo, dal 2023 al 2024, da Kayode a Coletta, il filo conduttore è che le Nazionali azzurre giovanili stanno vivendo un momento di grazia che indica il percorso virtuoso intrapreso dalla Figc negli ultimi anni.
Tre vittorie su tre nella fase a gironi, i rigori per superare l’Inghilterra nei quarti di finale e poi ancora due successi netti, senza subire neanche un gol, in semifinale e in finale. Quello dell’Under 17 è il primo trionfo nella storia (il secondo se si considera anche quello del 1982, conquistato però quando il torneo era riservato agli Under 16), ma nell’ultimo decennio erano arrivate tre finali, tutte perse, nel 2013 ai rigori contro la Russia, nel 2018 ancora ai rigori contro i Paesi Bassi e nel 2019 di nuovo contro il Paesi Bassi, quella volta per 4-2.
Un successo ottenuto che certifica come a livello giovanile, l’Italia ormai è una delle migliori Nazionali al mondo. Basterebbe osservare la differenza di rendimento tra le Nazionali giovanili degli anni 2000 e quelle di epoca più recente per avere una dimensione di quanto abbia progredito il movimento. Mentre all’inizio del nuovo millennio, tra Under 20, Under 19 e Under 17, spesso capitava di non qualificarci nemmeno ai grandi tornei, da qualche anno le nostre Under si dimostrano sempre più competitive e riescono ad arrivare in fondo a Europei e Mondiali. Solo l’anno scorso fu la Nazionale Under 19 a vincere l’Europeo, mentre la Under 20 perse solo in finale contro l’Uruguay ai Mondiali.
Intorno a questa nidiata di classe 2007 e classe 2008, poi, c’era più attesa del solito, quantomeno per la presenza di Camarda. Da anni non esisteva un hype simile per un giovane italiano, oltretutto un attaccante. Questo Europeo Under 17 era un’occasione per valutare in maniera più tangibile il suo talento ed abbiamo come l’attaccante rossonero sia dotato di ottimo piede e in più, con i suoi movimenti, si sia rivelato perfetto per il gioco dell’Under 17. Oltre alle doti tecniche, infatti, Camarda ha delle qualità atletiche e un’intelligenza che sembrano prospettare un futuro radioso per lui tra i grandi. È una punta dotata di fisico ma anche di ottima velocità. Camarda preferisce giocare in modo dinamico. Destro naturale, ama allargarsi a sinistra e attaccare la profondità con tagli interno-esterno.
Camarda ha ripagato la fiducia diventando il quinto calciatore italiano a segnare due reti in un finale vinta dalla Nazionale: prima di lui ci erano riusciti Annibale Frossi all’Olimpiade di Berlino 1936, Silvio Piola e Gino Colaussi al Mondiale 1938 e Andrea Pirlo all’Europeo Under 21 del 2000. Nomi che in un modo o nell’altro appartengono alla storia del calcio azzurro, quella più datata e quella più recente, e non dimentichiamoci che Camarda è nato nel 2008, di anni ne ha 16 e affrontava giocatori anche del 2007, quindi più grandi e in qualche caso anche più strutturati fisicamente di lui. Come se questo poi rappresentasse veramente un problema per uno che a 15 anni ha già debuttato in Serie A e che durante questa stagione, tra campionato Primavera, Coppa Italia di categoria e Uefa Youth League, è stato marcato anche dai 2005 riuscendo comunque a segnare 13 gol.

COME HA GIOCATO L’UNDER 17
L’Italia Under 17 era calibrata su misura dei suoi migliori interpreti. Un 4-3-1-2 disegnato per creare pareti e favorire l’estro. Massimiliano Favo, 57 anni, dal 2019 collaboratore della Figc, ha concesso ai suoi la possibilità di rischiare perché sapeva che, al netto degli errori, con il talento lo avrebbero ripagato. Cama, ad esempio, è un terzino tecnico, a cui piace calpestare anche zone interne di campo. Un suo errore portando palla verso l’interno aveva generato il gol dell’Inghilterra ai quarti di finale. Il terzino della Roma, però, non si è snaturato e in finale il suo gioco è stato difficile da leggere per il Portogallo.
Ad una serie di giocatori tecnici e abili nello stretto, poi, si è aggiunto Camarda. Con i suoi tagli verso la fascia Camarda consentiva all’Italia di giocare anche in maniera diretta: sul lancio resisteva al terzino, teneva palla e permetteva ai suoi di salire, così Liberali, Mosconi e gli altri compagni potevano dialogare già in zone profonde di campo. A sostenere tutto questo impianto di gioco, poi, la volontà di recuperare immediatamente il pallone dopo averlo perso, visto che portare tanti uomini intorno alla sfera favoriva naturalmente il gegenpressing.
E’ curioso inoltre constatare che metà difesa — il terzino destro Emanuel Benjamin e il centrale Andrea Natali, figlio di Cesare, ex difensore con oltre 300 presenze in Serie A — gioca all’estero, rispettivamente al Real Madrid e al Barcellona (Andrea Natali per la prossima stagione è stato già acquistato dal Bayer Leverkusen). La storia di Emanuel Benjamin, nato in Brasile e “scovato” dagli scout della Figc grazie ai nonni nati in Italia, conferma inoltre la tendenza di come ormai anche le Nazionali fanno il calciomercato.

QUALI CERTEZZE E QUALI DUBBI PER IL FUTURO
La vittoria dell’Europeo Under 17, ci dice che dietro c’è un lavoro importante alle spalle, che molte volte passa sotto traccia grazie a una “scuola” di allenatori federali — di cui fanno parte anche i vari Paolo Nicolato, Carmine Nunziata, Alberto Bollini — che fa crescere i giovani e contemporaneamente cresce insieme a loro.
Come detto, le giovanili dell’Italia hanno disputato tornei eccellenti negli ultimi anni. Qual è stato però il vero contributo alla causa della Nazionale maggiore o dei club? Abbiamo continuato a produrre ottimi centrocampisti e difensori, ma per quanto riguarda il talento offensivo l’Italia continua ad essere una Nazionale di secondo piano.
Se il successo di questa Under 17 è segnato dalla presenza di trequartisti, seconde punte e terzini con grandi spunti tecnici, la domanda da farsi è: quale sarà la loro carriera al di fuori di un contesto come quello creato da Favo che era perfetto per esaltarli? Non è la prima volta che le Nazionali Under riescono a valorizzare questo tipo di giocatore. Esistono delle similitudini, infatti, tra questa Under 17, l’Under 19 campione d’Europa e l’Under 20 vice campione del mondo. Anche lì la manovra dipendeva da giocatori estrosi e brevilinei: Hasa e Vignato in Under 19, Pafundi e Baldanzi in Under 20. Tutti questi giocatori, tranne forse Baldanzi (che nella seconda parte di stagione ha iniziato a giocare di più con la Roma), sono però ancora alla periferia del calcio d’élite e il loro futuro è meno radioso di quanto sembrava qualche anno fa. La strada, per giocatori come Liberali e Mosconi, è insomma ancora lunga.
Se è vero che il lavoro della federazione, è importante e passa sotto traccia, è vero pure che il problema reale del calcio italiano è lo step dalle giovanili al mondo dei grandi. Non è detto che le squadre possano permettersi di proteggere ed esaltare talenti del genere attraverso il sistema di gioco. Ecco perché tanti giovani italiani, magari per limiti fisici (come sta accadendo a Baldanzi o Vignato), si dimostrano poco consistenti ai livelli più alti. Il successo dell’Under 17 ci dice che il talento non manca, ma la piega che al momento hanno preso i protagonisti dell’Under 19 e dell’Under 20 della scorsa estate ci dice pure che non necessariamente questo tipo di talento riesce ad imporsi ai massimi livelli.
Se riusciremo a capire quale sia il problema del nostro calcio nel percorrere il gradino dalle giovanili alle prime squadre, allora magari potremo risolverlo e il movimento potrà dirsi davvero in salute. La speranza più immediata, comunque, è che la generazione di Liberali, Camarda, Mosconi, Emanuel e Cama abbia una determinazione tale da superare le lacune del sistema.