Posture aperte e posture chiuse
Gli scenari tra principi difensivi e comportamenti individuali offensivi.
Di posture aperte e posture chiuse, soprattutto in ambito giovanile, si sente veramente tanto parlare. Non sempre, però, è facile riscontrare quel grado di specificità, profondità e serietà espositiva che un argomento di tale importanza, invece, richiederebbe. Per prima cosa occorre capire cosa sono ed in quale sezione del ‘vocabolario calcistico’ farle rientrare.
Le posture fanno parte di quelle abilità tecniche che il giocatore acquisisce per esprimere le diverse competenze tattico-tecniche individuali, sia a livello offensivo che difensivo. Quand’è che il giocatore, generalmente, assume una postura? Quando, ad esempio: deve ricevere il pallone per andare a puntare un avversario; deve predisporsi per il tiro in porta; deve smarcarsi; deve posizionarsi tra due avversari per collegare il reparto difensivo con quello offensivo; ma anche quando deve andare ad affrontare un duello, deve marcare o deve invece fare una copertura. Quindi tutta una serie di azioni motorie, e più in generale di posizionamenti nello spazio, che fanno riferimento a come predispongo il mio corpo durante il gioco.
Quando parliamo di ‘posture aperte’ e ‘posture chiuse’ si fa tendenzialmente riferimento al posizionamento del corpo prima della ricezione. Se entrambe le spalle del ricevente sono rivolte verso la palla, si dice abbia assunto una postura chiusa; se, invece, si trova con la spalla più vicina rivolta al passatore e l’altra al ‘futuro’ (ovvero verso la zona di campo su cui indirizzare la giocata o verso la porta da dover attaccare), parliamo di postura aperta. La differenza risiede, pertanto, nel numero di possibilità a disposizione del ricevente di progredire verso la porta avversaria (potenzialità cinetica individuale offensiva): saranno minori se egli si trova ‘chiuso’
col corpo, maggiori se invece sarà ‘aperto’.
Adesso, il reale problema, soprattutto da un punto di vista didattico-formativo, non è tanto il cercare di far capire la differenza tipologica ed i vantaggi dell’una o dell’altra, perché a questa effettiva ‘convenienza’ i giocatori ci arrivano da soli; quanto piuttosto abituare il giocatore, indipendentemente da come poi egli agirà, a prendere informazioni prima di ricevere, e quindi l’importanza di alimentare la sua scelta/esecuzione. Questo è un concetto davvero importante: muovere la testa da un lato e dall’altro, osservare cosa ci sia dietro di sé, cercare di capire quali siano gli scenari da esplorare alle proprie spalle… Insomma, comprendere il gioco!
È chiaro che andare a ricevere chiusi col corpo è una scelta inconscia dietro cui si cela, spesso, la ‘paura’ di essere anticipati ed il bisogno di esser sicuri di conservare la palla. Tante posture chiuse potrebbero essere evitate se iniziassimo a mettere i giocatori in condizione di non prestare attenzione solo al passato e al presente (il pallone ed il compagno con cui devo relazionarmi), ma anche al futuro, vale a dire
a cosa potrò/potremo fare non appena ricevuta la sfera.
La postura aperta, pertanto, non come assioma o legge generale, ma come conseguenza di una rapida presa di informazioni e dell’esser stato capace di predire le scelte avversarie. Se riesco in questo, è più probabile che mi predisponga correttamente col corpo; se, invece, il mio focus è rivolto al qui e ora senza provare a carpire ciò che potrà essere, postura chiusa o anticipo/intercetto non potranno che rappresentare il triste epilogo tecnico della nostra collaborazione offensiva.
IL CALCIO DEL TERZO MILLENNIO: DALLO SCOPO PRIMARIO AL COMPORTAMENTO DI GIOCO
Il cambiamento che il gioco del calcio ha subito rispetto anche solo a dieci anni fa è sotto gli occhi di tutti. E sta cambiando ancora. Ma in cosa? Quali sono quegli elementi a cui noi allenatori attribuiamo la responsabilità di tale fenomeno? Da un punto di vista tattico, direi l’affermazione di un calcio che non orbita più intorno ad ideologie speculative limitanti, bensì un calcio molto più ‘aggressivo’, che ha come scopo primario quello di prevalere onorabilmente sull’avversario facendo leva su
quello che posso fare io piuttosto che su quello che posso non far fare agli altri.
Essendo questa voglia di protagonismo ormai ben radicata nel dna delle principali realtà europee, la conseguenza pratica di tale riflessione è la sempre più frequente tendenza, offensivamente parlando, di invadere con molti uomini l’area e la trequarti avversaria e di voler dominare il gioco. A livello difensivo, invece, quella di spostare il baricentro molto più avanti e di iniziare ad accettare anche situazioni di parità numerica difensiva, prediligendo sviluppi di gioco in grado di inibire sul nascere il tentativo di progressione rivale (pressing, disposizione di marcatura mista, raddoppi sui duelli).
Penserete: cosa c’entra questo con le posture? In realtà la correlazione è molto stretta. L’intensità fisica e cognitiva con cui le squadre applicano i propri principi non agevolano molto quelle forme di attacco posizionale (fondate sul principio
della ricerca dell’uomo libero) particolarmente lente e ragionate. O, perlomeno, non durante tutto l’arco della gara. Perché oggi, visto che tutti, attaccanti compresi, partecipano attivamente ad entrambe le fasi di gioco, se i giocatori non sono in grado di predire le scelte e lavorare anche sotto pressione, ti portano via il pallone e ti attaccano subito la porta. Di conseguenza, questo rende obbligatoria un’applicazione ancora più minuziosa di tutti quei dettagli individuali – fra cui appunto le posture – che consentono ai giocatori di entrare in contatto col pallone o comunque di rallentare queste azioni difensive così frenetiche. Con ciò, non è neanche vero però che l’attacco posizionale sia inutile e antiquato. Il nostro obiettivo è quello di conoscere il gioco e di sapere che esistono situazioni e situazioni. E il bravo allenatore è colui che legge le partite, abitua i giocatori a contare con quanti interpreti mi stanno venendo a prendere e rende loro semplice, attraverso i propri principi di gioco, la lettura delle situazioni stesse.
Le strade che gli avversari, con palla al nostro portiere, possono percorrere, da un punto di vista difensivo, sono tendenzialmente due: pressione collettiva, più o meno orientata, in inferiorità numerica; pressione collettiva in parità numerica, organizzata sul principio dell’uno contro uno a tutto campo, volta a togliere tempo e spazio di giocata al possessore e a tutti i possibili appoggi. Se, come nel primo caso, gli avversari scelgono di venirti a prendere lasciandoti una pseudo-libertà di costruzione/sviluppo, allora i giocatori, soprattutto coloro che si trovano a espletare
funzioni nelle zone centrali, non possono esimersi dal soddisfacimento di quei principi individuali tipici del gioco posizionale, e quindi:
· posture aperte dell’uomo libero;
· posizionamenti in zona luce leggermente oltre le linee di pressione;
· cura della tecnica di corsa cercando, come ultima azione prima della ricezione, di
fare un passo laterale-aperto anziché frontale-chiuso verso la palla;
· osservazione dei movimenti dei compagni eventualmente più vicini al possessore,
onde evitare azioni analoghe.
Diversamente, qualora decidano di venirmi a prendere uomo contro uomo, allora le cose si complicano e dobbiamo pensare a qualcosa di differente. I concetti di cui parliamo adesso non valgono solo per la fase di costruzione, ma anche per quelle situazioni avanzate in cui gli spazi di gioco sono ridotti al minimo. Per quanto si vede e si respira, il saper giocare negli spazi ristretti ed il saper finalizzare con pericolosità anche contro squadre brave a non lasciarti spazi e tempi di giocata – perché o ti vengono a prendere uno contro uno o perché tengono i reparti particolarmente vicini – rappresenteranno con buona probabilità gli elementi centrali non solo della didattica di allenamento, ma dell’intero processo competitivo del futuro. Questo vuol dire che a noi allenatori è richiesta una cosa: l’abilità di accrescere il nostro bagaglio conoscitivo ideando nuovi comportamenti che siano in grado di determinare un futuro, senza però commettere l’errore di rinnegare le conoscenze passate. Alla luce di questo, non credo sia particolarmente utile pensare che le posture aperte possano rappresentare la panacea di tutti i mali, pur riconoscendone l’importanza e la validità in diverse circostanze, essendo sempre più frequenti quegli atteggiamenti difensivi che riducono a chi è in fase di possesso il tempo e lo spazio di giocata. E allora? L’idea, in sintesi, è una: unirsi al nemico, accettare la dinamica e attaccare in base a come tu difendi. È chiaro che, per far questo e per trovare le contromosse vincenti, dobbiamo conoscere con molta precisione le modalità e gli sviluppi di gioco difensivi avversari. E con tutte le diversificazioni che ciascuna situazione richiede, quella sotto è una tabella che riassume in maniera schematica le caratteristiche di due sviluppi in tema di disposizione di marcatura, che tutti – in un modo o in un altro – utilizzano.

SVILUPPI E COMPORTAMENTI INDIVIDUALI OFFENSIVI IN CONDIZIONI DI TEMPI E SPAZI RIDOTTI AL MINIMO.
Alcune soluzioni offensive, da adottare in circostanze di pressione individuale uno contro uno e di gioco negli spazi ristretti, sono:
· saper giocare marcati e pressati. In questo, si rimanda all’importanza di trasmettere la palla sul piede non anticipabile del compagno ed ai principi esecutivi del dominio/difesa della palla. In aggiunta, una cosa interessante potrebbe
essere quella di suggerire ai miei giocatori, prima di muoversi, di stare allineati e di ritardare il più possibile i movimenti di scaglionamento. Questo vale sia quando ci troviamo a ridosso dell’area avversaria e non riusciamo a sfondare, sia quando costruiamo contro squadre che ci prendono uomo contro uomo. Sono situazioni al
limite, motivo per cui l’aggiustamento del timing passaggio-smarcamento gioca un
ruolo fondamentale.
· Contromovimento corto – lungo e smarcamento combinato: in teoria, sappiamo che non esiste uno smarcamento migliore di un altro ma, talvolta, questa soluzione può rappresentare la contromossa vincente a certi principi difensivi.
Mi vieni a prendere forte? Io ti attiro e poi ti attacco alle spalle, se ho spazio per ricevere. Altrimenti vorrà dire che il mio movimento avrà assunto comunque unbsignificato importante, vale a dire quello di generare spazio per il coinvolgimento di un compagno. Va detto, a tal proposito, che il movimento ha un senso se coinvolgiamo anche i giocatori nei pressi del possibile ricevente. Se questi giocatori, infatti, sono attenti, capiscono che, ‘distraendo’ gli altri difensori (tramite posizionamenti fuori linea che spesso inducono i difensori a muoversi dando le spalle alla palla, o finte corse di smarcamento esterne, o ancora corse per andare a giocare
sotto al possibile ricevente), viene meno, da parte di chi sta marcando gli eventuali appoggi, la possibilità di garantire grandi coperture a colui che è andato a marcare forte il papabile ricevente. Evitare che il giocatore più vicino al pallone vada sempre incontro sembra, quindi, una cosa importante.
E se invece decidessi di farlo, che soluzioni potrei avere? Vediamolo nel punto successivo:
1) Giocare a muro: contro squadre che soddisfano efficacemente i principi difensivi
di tattica collettiva e tengono i reparti molto vicini, il tocco-ritocco consente di dare continuità al gioco e di non creare titubanza offensiva. Anche qui, però, va ricordato ai protagonisti del gioco di prestare sempre attenzione, prima di effettuare la giocata, alla distanza che si ha dall’avversario in pressione, perché spesso si potrebbero aprire scenari molto interessanti che esulano da questa ipotesi (vedi il far scorrere la palla coprendola, il fintare di scaricare e spostare la palla dalla parte opposta, le triangolazione in scarico o col terzo uomo).
2) Trasformare il duello dorsale in un duello frontale o laterale: Ricevere di spalle è talvolta sintomo di poco orientamento nello spazio e di cattivi posizionamenti e, quando ciò avviene, siamo spessi abituati a dire: “scarica e muoviti”. Non c’è niente di male: quella è sicuramente un’opzione. Ma, soprattutto in ottica giovanile, se osserviamo le modalità con le quali i grandi giocatori (ad esempio, Ronaldo, Messi o Mbappè) si muovono quando ricevono chiusi perché marcati forti, notiamo che c’è altro. La loro prima idea, forse perché liberi di dar sfogo ai propri bisogni intrinseci, è quella di saltare sulla palla e puntare l’avversario. Che poi effettivamente riescano a superarlo è un’altra questione: intanto ricevono e sfidano chi hanno davanti, dopodiché decidono se proseguire in avanti affondando il dribbling oppure tagliare orizzontalmente in conduzione dentro al campo. Spesso, darla indietro è l’ultima opzione. Non solo. La loro bravura risiede anche nel ritagliarsi questo spazio per trasformare il duello. Da qui, il significato del contromovimento lungo-corto, utile soprattutto contro squadre che tendono a coprire molto la profondità.
L’attaccante dell’Inter Lautaro Martinez è un chiaro esempio di giocatore abile a crearsi lo spazio di ricezione e a mettersi in condizione di puntare la porta avversaria.
Tra gli italiani, invece, quello che più di altri risulta in grado di manifestare con successo questo comportamento, vuoi per le sue caratteristiche fisico-atletiche, vuoi per la sua attitudine al duello, entrambe doti quantomai fondamentali per giocare nell’élite del calcio europeo, è forse Federico Chiesa.
3) Entrare orizzontalmente dentro al campo. È forse uno dei comportamenti più interessanti e che, potenzialmente, sono in grado di generare più difficoltà alla difesa avversaria. I difensori saranno chiamati a dover rispondere ad un
intricato dilemma tattico: uscire sul possessore, lasciando più spazio ad un passaggio filtrante e alle triangolazioni, oppure coprire la profondità ma accettando di subire un passaggio appoggiato centrale, col rischio di lasciare spazio al tiro in porta?
CONCLUSIONI
Impostare la questione riconoscendo in maniera assoluta la correttezza dell’una (postura aperta) piuttosto che dell’altra (postura chiusa), come se ci trovassimo di fronte ad una coppia antifatica di proposizioni logicamente opposte, non è la soluzione migliore. Sicuramente, stimolare i giocatori ad assumere delle posture aperte rappresenta, anche in quelle situazioni in cui gli avversari sono più aggressivi nel cercare di togliere tempo e spazio, un elemento determinante ai fini dello sviluppo del gioco offensivo e su cui, a livello giovanile, dobbiamo lavorare maggiormente.
Così come altrettanto importante è cercare di far leggere al ricevente le intenzioni e condizioni del possessore palla. Tuttavia, esistono anche altre opzioni che acquisiscono molta valenza in tutte quelle circostanze nelle quali subisco, o decido
volontariamente di subire, a seconda delle interpretazioni, una forte pressione; che sia individuale di 1contro 1 a tutto campo o negli spazi ristretti.
È stato anche detto che conoscere le disposizioni di marcatura e le modalità con le quali gli avversari soddisfano i principi difensivi di tattica collettiva (concentrazione in zona palla, azione ritardatrice, scaglionamento difensivo) possono agevolare il lavoro dell’allenatore nel cercare di far visualizzare ed immaginare ai propri ragazzi
le opportunità che si presenteranno, i compiti e le funzioni da espletare nonché gli sviluppi di gioco migliori per attaccare quegli spazi lasciati presumibilmente liberi.
Va sempre ricordato, però, che senza una corretta presa di informazioni prima della
ricezione, gli avversari mi porteranno via la palla e tutte le valutazioni fatte perderanno di valore.
ESERCITAZIONI
SPUNTI PER LA GESTIONE DELLE ESERCITAZIONI
· Incoraggiare i giocatori, possibilmente in maniera induttiva, a trasmettersi il pallone
in maniera decisa;
· predisporre palloni intorno al campo affinché i giocatori e le azioni possano riprendere velocemente;
· confortare i giocatori in caso di errori dovuti a passaggi decisi, ricezioni in movimento e forti pressioni avversarie. Questo è ciò che avviene nel gioco reale;
· rivolgere loro domande inerenti la presa di informazione prima della ricezione;
· essere chiari, concisi ma non completi nelle spiegazioni iniziali delle esercitazioni al
fine di dar via velocemente al gioco.
GIOCO DI POSIZIONE 4 VS 4 + 3 JOLLY, CON UNA ZONA FRANCA

CATEGORIA: Pulcini, Esordienti, Giovanissimi.
PREPARAZIONE: campo suddiviso in 3 settori trasversali, come nell’immagine accanto.
OBIETTIVO ESERCITAZIONE: far pervenire il pallone da un jolly esterno all’altro coinvolgendo quello centrale.
COMPORTAMENTO INDIVIDUALE PRIMARIO: incentivare le ricezioni della palla con postura aperta.
COMPORTAMENTO COLLETTIVO SECONDARIO: garantire ampiezza per creare linee di passaggio interne.
SVOLGIMENTO: inizia il gioco un jolly esterno che agisce da vertice basso. Il suo compito è quello di cercare di far pervenire il pallone al jolly centrale affinché questo lo orienti al vertice alto. Il vertice basso può avvalersi della collaborazione dei giocatori vicino a lui (i rossi, nell’esempio), così come sfruttare eventuali LORO posizionamenti in ampiezza per TROVARE direttamente la linea di passaggio centrale. L’abilità del jolly centrale dovrà essere quella di ricevere con postura aperta nel minor tempo possibile. Quando i rossi riescono nell’obiettivo, viene assegnato un punto e l’azione riparte senza interruzioni in senso opposto. Se i blu riconquistano, prima di poter iniziare una nuova azione, devono cercare immediatamente di mettere la palla in sicurezza trasmettendola ad uno dei due jolly esterni, anche avvalendosi di quello centrale.
REGOLE: nella zona franca centrale non può entrare nessuno; all’interno dei settori trasversali più grandi deve sempre esser rispettata, offensivamente, la condizione di 2vs2; ai jolly esterni è concesso anche di entrare leggermente in conduzione dentro al settore qualora gli venga concesso.
VARIANTI: uno dei difendenti blu che occupa il settore più vicino al vertice alto a cui deve pervenire il pallone può decidere se ‘rompere’ o meno la linea per andare ad anticipare/ contrastare il jolly centrale.
Evoluzione 1. GIOCO DI POSIZIONE 5 VS 5 + 2 JOLLY

CATEGORIA: Pulcini, Esordienti, Giovanissimi, Allievi.
PREPARAZIONE: campo suddiviso in 3 settori trasversali, come nell’immagine accanto.
OBIETTIVO ESERCITAZIONE: far pervenire il pallone da un jolly esterno all’altro.
COMPORTAMENTO INDIVIDUALE PRIMARIO: incentivare le ricezioni della palla con postura aperta.
COMPORTAMENTO COLLETTIVO SECONDARIO: garantire ampiezza per creare linee di passaggio interne; ri-aggressione immediata post perdita del pallone.
SVOLGIMENTO: inizia il gioco un jolly esterno che agisce da vertice basso. Il suo compito è quello di cercare di far pervenire il pallone al giocatore centrale affinché questo lo orienti al vertice alto. Il vertice basso può avvalersi della collaborazione dei giocatori vicino a lui (i rossi, nell’esempio), così come sfruttare eventuali loro posizionamenti in ampiezza per trovare direttamente la linea di passaggio interna. L’abilità del giocatore centrale dovrà essere quella di ricevere con postura aperta nel minor tempo possibile senza, però, anticipare troppo i movimenti di smarcamento dal giocatore blu con cui condivide lo spazio di gioco. Quando i rossi riescono nell’obiettivo, viene assegnato un punto e l’azione riparte senza interruzioni in senso opposto. Se i blu riconquistano nella zona difesa dal jolly che agisce da vertice basso, allora devono cercare una rapida finalizzazione nella porticina posta davanti a loro. Se, invece, riconquistano palla nella zona ipoteticamente difensiva prossima al vertice alto, dovranno trovare il modo di far gol nella porta opposta. Se la finalizzazione va a buon fine, rossi e blu invertiranno i compiti.
REGOLE: le condizioni numeriche dei settori devono essere sempre rispettate (2vs2, 1vs1, 2vs2) ad eccezione delle situazioni di ri-aggressione in cui l’obiettivo è quello di riprendere la palla e lasciare in fuorigioco gli avversari che devono finalizzare nella porta contraria. Questo, tuttavia, non significa che non sia concesso ai giocatori di interscambiarsi posizione a seconda delle circostanze di gioco (ad esempio: il giocatore centrale va via e si scambia con uno dei due giocatori più avanzati); all’interno dei settori trasversali più grandi, deve sempre esser rispettata, offensivamente, la condizione di 2vs2; ai jolly esterni è concesso di entrare leggermente in conduzione dentro al settore qualora lo ritengano opportuno.
Evoluzione 2. POSSESSO PALLA POSIZIONALE 5VS5 + 1 JOLLY

CATEGORIA: Giovanissimi, Allievi.
PREPARAZIONE: campo suddiviso in 3 settori trasversali, come nell’immagine accanto.
OBIETTIVO ESERCITAZIONE: far pervenire il pallone alla zona seguente e superare la linea di fondo.
COMPORTAMENTO INDIVIDUALE PRIMARIO: incentivare le ricezioni della palla
con postura aperta; condurre per provocare.
COMPORTAMENTO COLLETTIVO SECONDARIO: garantire ampiezza per creare linee di passaggio interne; ri-aggressione immediata post perdita del pallone.
SVOLGIMENTO: il gioco inizia con una situazione di 3vs2 in un settore di campo gestito da giocatori collocati in campo secondo specificità posizionale. Per raggiungere l’obiettivo i rossi (nell’esempio) possono collaborare direttamente col jolly collocato nel canale centrale oppure provocando in conduzione gli avversari, costringendoli così a scegliere se uscire in pressione su di loro oppure marcare gli appoggi. Se i blu riconquistano cercano di superare la linea di fondo contraria.
REGOLE: le condizioni numeriche dei settori devono essere sempre rispettate (3vs2,
1vs1, 2vs2). Questo, tuttavia, non significa che non sia concesso ai giocatori di interscambiarsi posizione a seconda delle circostanze di gioco; vige la regola del fuorigioco per superare la linea di fondo campo.
VARIANTI: il difendente blu nel settore centrale può muoversi in avanti rompendo la linea e creando una situazione di 3vs3. In questo caso sarà importante far capire ai due giocatori in avanti di stare larghi per tenere occupati i propri difendenti e, soprattutto, al jolly di uscire da linee di passaggio chiuse e garantirsi la possibilità di andare a giocare con gli ‘esterni offensivi’ assumendo posture sufficientemente aperte.
PARTITA A TEMA 9VS9 CON SETTORE DI CAMPO CENTRALE TRASVERSALE

CATEGORIA: Esordienti, Giovanissimi, Allievi.
PREPARAZIONE: campo suddiviso in 3 settori trasversali, come nell’immagine accanto.
OBIETTIVO ESERCITAZIONE: far gol ad una squadra che adotta una pressione individuale 1vs1 a tutto campo.
COMPORTAMENTO INDIVIDUALE PRIMARIO: smarcamento combinato per creare spazio di ricezione; affinare la competenza individuale del marcamento individuale su linee di anticipo.
SVOLGIMENTO: l’azione di gioco inizia dal portiere blu che cerca di muover la palla con i propri compagni al fine di cercare linee di passaggio interne che garantiscano superiorità posizionale e facili verticalizzazioni. Qualora ciò non possa avvenire a causa di forti pressioni alte 1vs1, i giocatori (6) e (8) hanno il compito di muoversi per creare spazio a (10), che a quel punto è libero di sviluppare il gioco a seconda delle percezioni del momento e dei principi visti in precedenza. Se i rossi sono abili a riconquistar palla devono cercare la finalizzazione in porta nel minor tempo possibile.
REGOLE: vige la regola del fuorigioco per superare la linea di fondo campo; una volta ricevuta palla nel settore trasversale centrale è vietato tornare indietro; le quattro coppie individuate devono cercare di permanere nel settore centrale osservando i comportamenti dei diretti avversari ed individuando i giusti spazi e tempi di gioco per progredire in avanti.
VARIANTI: non vengono delimitati dei settori come in figura e si procede ad una partita a tema senza posizionalità in cui vige il principio del ‘marco, marco e ricompongo’, con la possibilità di effettuare cambi sui duelli qualora si presentino le opportunità (taglio davanti, etc.), vietando passaggi indietro una volta raggiunta la trequarti offensiva se non per eventuali finalizzazioni o triangolazioni in scarico.